Enoturismo, conosciamo il vero valore di un tesoro?

“Per conoscere le altre culture è necessaria un’esperienza di degustazione dei cibi e dei vini tipici di quel territorio. Si tratta dell’obiettivo primario che il turista si pone, ovvero di esplorare e degustare cibi e bevande per poter vivere un’esperienza culinaria unica e specifica di una destinazione”.

Le Filigare, una perla nel cuore del Chianti Classico.

Una definizione alternativa di turismo enogastronomico data da Lucy Long, direttrice e fondatrice del Centro per l’alimentazione e la cultura. Primain assoluto ad utilizzare il termine “culinary tourism”, con il quale possiamo porre le basi per comprendere l’importanza e lo sviluppo di questa forma di turismo. In base ad una ricerca condotta dalla World Food Travel Association, l’interesse verso le esperienze enogastronomiche è in forte aumento e circa il 92% dei turisti ha partecipato ad un’attività legata al food e al beverage negli ultimi due anni.

Trattiamo nello specifico di una forma di turismo che negli ultimi anni sembra essere sulla bocca di molti, l’enoturismo. Da sempre l’Italia presenta un giacimento vitivinicolo unico almondo e negli ultimi anni, accanto alla produzione enologica, si è sviluppata una forma di turismo che senza dubbio rappresenta un piano di sviluppo economico-produttivo della vitivinicoltura del nostro Paese. Guardando ai dati forniti dall’Associazione Movimento Turismo del Vino, l’enoturismo si caratterizza con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato l’anno e circa 13 milioni di arrivi in cantina. Questi numeri significativi attirano l’attenzione del mondo politico, il quale, finalmente, cerca di fornire un quadro normativo di riferimento per questa forma di turismo. Il disegno di legge 2616/2017, dove con enoturismo o turismodel vino “si intendono tutte le attività di conoscenza del prodotto vino espletate nel luogo diproduzione, quali visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, degustazione e commercializzazione delle produzionivinicole locali, iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine”. La prima cosa che emerge da tale disposizione è certamente il riconoscimento di una cultura del vino. Elemento che da sempre è un simbolo culturale che si è evoluto nella storia, passando da fonte per la sopravvivenza a complemento culturale del cibo, fino a giungere come elemento della convivialità e del buon vivere. Citando una frase del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella:” la cultura del vino è alle radici permanenti della civiltà (…)”. Al giorno d’oggi quasi tutti parlano di vino, tutti assaggiano vino e molti vogliono produrre vino. A livello europeo, se da un lato l’Italia è il maggior produttore di vino (28%circa), dall’altro lato i consumi interni sono scesi negli ultimi anni lasciando Germania e Francia quali principali Paesi consumatori. Il turista italiano infatti, non è più interessato esclusivamente al vino “da bere”, ma vuole parlare di vino, sapere le tecniche, scoprire le varie zone, conoscere la storia del produttore e del suo vitigno. In questo contesto l’enoturismo trova il suo trampolino di lancio per espandersi sempre di più.

Comunemente viene inteso come una forma di turismo che pone al centro dell’attenzione il vino. Questo fenomeno in Italia nasce circa venticinque anni fa, grazie soprattutto al lavoro svolto da alcune associazioni quali Città del vino e Movimento del Turismo del Vino. Sebbene rivolto principalmente al vino, l’enoturismo fornisce ai turisti la possibilità di scoprire le aree rurali e la loro natura, apprendere le tradizioni del luogo, assaggiare i prodotti tipici.

Le zone “del vino” rappresentano una risorsa capace di arricchire e diversificare l’offertaturistica del nostro Paese. Il prodotto enoturistico racchiude in sé alcune potenzialità non solo come prodotto a sé stante, ma:

  1. a)  è una risorsa turistica che coinvolge e integra altri aspetti del prodotto turisticonazionale, può coinvolgere l’ambiente storico-culturale, paesaggistico, gastronomico;
  2. b)  è una risorsa a livello imprenditoriale : il produttore vitivinicolo nell’enoturismo trova la possibilità di svilupparsi, far conoscere la propria azienda, il proprio prodotto e aumentarne la commercializzazione.

Su questi presupposti, il turismo del vino costituisce un fenomeno vario e complesso con la peculiarità di entrare in connessione con altri elementi di ordine turistico, culturale, ambientale ed economico, incrementandone il valore e il potenziale di sviluppo. Ma a livello nazionale, stiamo effettivamente puntando su questo settore?

Per lanciare una piccola provocazione vorrei riportare il caso francese…

Importanti iniziative sono state intraprese dalla Francia anche in favore dell’enoturismo. Lo Stato francese si mostra parte attiva per lo sviluppo dell’offerta enoturistica per mezzo di forti azioni. Nel 2009 è stato creato dai Ministri responsabili del turismo e dell’agricoltura il Conseil Supèrieur de l’Oenotourisme. Sempre nel 2009, Atout France ha creato un portale internet chiamato “VisitFrenchWine” dedicato ai vigneti francesi. Si tratta di una piattaforma ideata allo scopo di rappresentare l’enoturismo francese e attirare oltre alla clientela nazionale anche quella internazionale. Nel 2016 il Ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ha presentato un portale che raccoglie tutta l’offerta turistica del Paese. Ancora, il 31 maggio 2016 è stato ufficialmente inaugurato “La Citè du vin de Bordeax”, un luogo culturale e turistico dedicato al vino. Per la realizzazione di questo progetto unico al mondo, è stata attuata una partnership pubblico – privata che si è posta l’obiettivo divalorizzare e diffondere le conoscenze del prodotto vino e garantire il riconoscimento della dimensione patrimoniale e culturale del vino. La Citè du Vin è gestita da una Fondazione privata per la cultura e la civiltà del vino la cui missione è sostenere, promuovere e trasmettere il patrimonio vinicolo. Un progetto enoturistico innovativo di tutto rispetto, tramite il quale il sistema francese ha deciso di sfruttare il proprio patrimonio culturale immateriale.

Trovo alquanto stimolante e fiducioso vedere che un Paese crede nelle potenzialità del suo territorio e cerca di sfruttare al meglio quel patrimonio per incrementare non solo la sua fama a livello mondiale. Pensiamo che alla base c’è ben altro… Una collaborazione pubblico-privata indirizzata allo sviluppo del settore vitivinicolo e di conseguenza quello turistico, maggiore forza lavoro, incentivi per le aziende e chiaramente un benessere economico più ambizioso per tutti.

Molti possono pensare che l’erba del vicino sembra sempre più verde… forse è vero…ma mentre quel vicino cresce e si mette in gioco interamente noi rimaniamo ancora troppo a guardare, ipotizzando idee che purtroppo rimangono solo idee.

Jessica Rossetti

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