Sicilia en Primeur 2025, il vino siciliano tra cultura millenaria e visione futura

Modica

di Fosca Tortorelli

Dal 6 al 10 maggio, la Sicilia è tornata a essere il cuore pulsante della cultura enologica internazionale con Sicilia en Primeur, l’annuale appuntamento organizzato da Assovini Sicilia. Giunta alla sua ventunesima edizione, la manifestazione ha accolto oltre 100 giornalisti da ogni parte del mondo – dall’Europa all’Asia, dalle Americhe al Medio Oriente – per esplorare l’incredibile ricchezza enogastronomica, culturale e paesaggistica dell’isola.

Il tema di quest’anno, “La Cultura del vino in Sicilia: una storia millenaria che guarda al futuro”, ha ben rappresentato la missione dell’iniziativa, ossia quella di raccontare il vino non solo come prodotto, ma come espressione identitaria, frutto di un sapere antico che si rinnova attraverso innovazione e sostenibilità.

Il vino è cultura universale, è viaggio, è racconto del territorio”, ha dichiarato Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia, sottolineando l’importanza di comunicare il vino come esperienza integrata tra terra, tempo e talento umano.

Prima dell’evento clou, ospitato nella splendida Modica grazie alla collaborazione con l’Enoteca Regionale Sud-Est e l’ATS Strade del Vino Cerasuolo di Vittoria, undici itinerari hanno condotto i giornalisti alla scoperta della Sicilia del vino; dalla potenza vulcanica dell’Etna ai templi di Agrigento, dai paesaggi delle Eolie alla nera e ventosa Pantelleria, fino alle vigne di Marsala e alle colline del Cerasuolo di Vittoria.

Il Castello dei Conti di Modica ha invece ospitato la due giorni di approfondimenti e confronti. Tra gli interventi più stimolanti, quello del prof. Vincenzo Russo, esperto di neuromarketing, che ha mostrato come l’esperienza del vino sia fortemente influenzata da stimoli sensoriali esterni – luce, musica, grafica delle etichette – sottolineando: “Il cervello modifica la percezione del gusto: conoscere questi meccanismi ci permette di migliorare l’esperienza enogastronomica e la comunicazione del prodotto”.

All’interno del Teatro Garibaldi di Modica si è tenuto invece il convegno sulla cultura del vino, intesa come consumo consapevole, promozione del territorio ed enoturismo, e salvaguardia ambientale attraverso pratiche sempre più sostenibili. Il Master of Wine Andrea Lonardi ha illustrato il concetto di “Fattore S”, ovvero l’unicità vitivinicola siciliana, articolata in 12 parole chiave che iniziano con la lettera “S”. Lonardi ha fotografato la situazione attuale, sottolineando come dal 2000 a oggi la Sicilia ha perso il 30% della superficie vitata, ma ha aumentato significativamente la quota di vino imbottigliato, oggi arrivata al 60%. Da qui, ha tracciato alcune possibili direttrici per il futuro.

Sono seguiti gli interventi di Dario Stefàno e Antonello Maruotti (Università Lumsa), che hanno evidenziato il potenziale dell’enoturismo nel Mezzogiorno; della dott.ssa Sara Farnetti, promotrice di un approccio al vino consapevole e informato; e di Alessio Planeta, consigliere della Fondazione SOStain Sicilia, che ha delineato le prospettive di un futuro sostenibile per il vino siciliano.

Nel corso dell’evento sono stati diffusi anche i dati sulla vendemmia 2024, che si è rivelata un’annata complessa, segnata da siccità e instabilità climatica, ma che ha riservato risultati interessanti in diverse aree produttive. Non semplice, però, dare una lettura univoca, dato che la Sicilia si conferma come l’isola della vendemmia più lunga d’Italia – ben 100 giorni – e nonostante un calo medio del 20% nella produzione, la qualità generale si è mantenuta alta.

Assaggi di Sicilia

L’Etna si conferma tra le zone più virtuose della Sicilia enologica, capace di offrire sia bianchi che rossi di straordinaria eleganza, complessità e finezza. I vini migliori sfoderano una leggerezza espressiva che li rende profondi e al tempo stesso scorrevoli, interpreti autentici di un territorio unico.

Notevoli anche le espressioni provenienti dall’areale di Vittoria, dove il Frappato in purezza si distingue per il suo carattere beverino, fragrante e moderno, perfettamente in sintonia con i gusti attuali ma ben radicato in una matrice varietale ricca di sfumature.

Tra i bianchi, il Grillo e soprattutto il Catarratto offrono interpretazioni convincenti quando lasciati liberi di esprimersi senza eccessive sovrastrutture, ne nascono vini sapidi, territoriali, incisivi.

Meno uniforme il panorama dei rosati, tra cui si sono visti campioni troppo trasparenti e stilisticamente ispirati a modelli esteri – in particolare provenzali – ma con risultati discontinui.

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